Ieri ho visto il film di Tornatore, ne
avevo letto bene e apprezzo questo regista ma temo che sarò una voce
fuori dal coro dei commenti positivi.
Premetto che un paio di giorni fa ho
letto “Il cielo rubato” di Camilleri e, poiché ci ho trovato
delle (troppe?) similitudini ho capito buona parte della trama.
Non racconterò la trama, non parlerò
della psicologia dei personaggi, delle loro “patologie” ma farò
solo fare alcune considerazioni su ciò che ho trovato poco reale in
un film che voleva essere complesso e accurato.
Secondo me un bel film, come del resto
un buon libro devono essere convincenti e curati nei dettagli, la
storia non deve avere crepe e non devono rimanere dubbi su di essa.
Invece poco mi convince la storia
dell'automa, i cui pezzi sono lasciati ritrovare quasi come le
mollichine di pane di Pollicino e che una persona attenta ai
dettagli, come lo è il protagonista, avrebbe dovuto notare. In quei
ritrovamenti non vi è nulla di casuale. E poi se i pezzi erano
sparsi per casa, come mai tutta la copertura esterna dell'automa era
in una teca e non si sapeva bene cosa fosse? (parole della
protagonista).
E perchè il caro vecchietto borioso
dovrebbe confidarsi con un ragazzino che è una specie di geniale
rigattiere e che oltretutto, a un occhio attento svela, anzi
costruisce sotto i suoi occhi, tutti i pezzi del piano per
truffarlo?
Si potrebbe dire che Virgil (il
vecchietto) non voglia vedere, che è talmente preso dalla ragazza da
aver abbandonato ogni forma di prudenza... Eppure non le parla mai
dell'automa.
Non mi fa pena quest'uomo, che trovo
patetico e se la truffa della quale è stato vittima non l'avesse
organizzata il suo degno compare (sì anche Virgil è un truffatore),
io la chiamerei giustizia.
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