domenica 21 novembre 2010

Lezione in punta di Wii

Nel futuro della didattica non c'è solo la LIM. Nel giardino del software libero è spuntato un fiore fatto di open source e un tocco di hacking. Si chiama Wiild, e ha spopolato al Linux Day

Roma - In questi ultimi anni, la scuola ha fatto proprie le tecnologie informatiche che sono adattabili ed utilizzabili per la didattica. Questo processo di acquisizione è stato lento e non indolore ma ha portato ad avere, in molti casi, scuole attrezzate e in linea con i tempi. La novità di questi giorni è che le scuole sono state dotate di un certo numero di LIM (lavagne multimediali interattive) che sono destinate, pian piano, a soppiantare le lavagne col gesso e con i pennarelli alle quali tutti gli insegnanti sono abituati.

Avere a disposizione una LIM mette il docente in condizione di fare il proprio lavoro in maniera (per l'appunto) interattiva, usandola come una lavagna ma anche, con il software apposito, di creare lezioni multimediali con video, voce ed effetti speciali vari salvando il tutto su file e rendendo così possibile aggiornare e modificare le varie unità didattiche; nonché di consentire agli alunni a casa di mettersi in pari con le spiegazioni come se fossero stati presenti.

Meraviglioso dirà chi legge, ma i costi di questa attrezzatura non sono insignificanti, e prima che in ogni aula ci sia una LIM potrebbero passare decenni. La soluzione nell'immediato però potrebbe essere la wiild che sostituisce degnamente la LIM e che è stata protagonista in numerosi Linux Day lo scorso 23 ottobre. A tal proposito, visto che anche a Grosseto se n'è parlato, il presidente del Grolug Fabrizio Felici ha accettato di parlarne a Punto Informatico.

Punto Informatico: Che cos'è la Wiild?
Fabrizio Felici: La Wiild, ovvero Lavagna Digitale Wii dal nome di una famosa console videoludica, è un progetto nato nel 2007 e sviluppato rapidamente in vari paesi di tutto il mondo (non per niente è tutto software libero), per offrire un'alternativa efficace e a basso costo della LIM, Lavagna Multimediale Interattiva. Si basa su un principio molto semplice: la rilevazione dei movimenti che vengono fatti su una superficie piatta (schermo, telo, parete...), per poter dare dei comandi a un computer come se si avesse il mouse in mano.

PI: Cosa serve di preciso per ottenere una lavagna di questo tipo?
FF: Il cuore del sistema è il telecomando bianco a raggi infrarossi chiamato "Wiimote", che fa da traduttore di questi movimenti per il computer. L'attrezzatura necessaria è un normalissimo computer, solitamente ma non necessariamente portatile, collegato a un proiettore che proietta l'uscita video del computer sulla superficie prescelta e una penna a raggi infrarossi che funge da telecomando con un solo pulsante.

PI: Quali sono le funzioni dei diversi componenti?
FF: Il Wiimote cattura i movimenti e le pressioni della penna sulla superficie tramite i raggi infrarossi che essa emette, e li re-invia al computer via bluetooth, ovvero via radio. Prima di iniziare c'è bisogno di una veloce fase di calibrazione, con la quale definire al Wiimote quali siano i bordi del nostro schermo, cosicché esso sarà in grado con precisione di "sentire" da quale punto del rettangolo è stato inviato il raggio dalla penna, e di dirlo al PC che si comporterà di conseguenza, solitamente facendo conto che in quel punto è stato cliccato il pulsante del mouse.

PI: Quali i vantaggi di questo sistema?
FF: È facile capire e immaginare le potenzialità di avere il controllo remoto del proprio schermo, di poter stare viso a viso con la platea invece che seduti alla tastiera. Esattamente come una lavagna coi gessi, si scrive, si clicca, si fa quel che si deve e poi ci si gira per mostrare quello che si sta facendo e interagire.

PI: Quali sono i costi effettivi per costruire la propria Wiild?
FF: Posto di avere un computer che non deve essere particolarmente potente, i pezzi necessari sono i seguenti: proiettore (da 350 Euro), Wiimote (39 euro), penna a infrarossi (15-17 Euro). Oltre a questi ci può essere necessità di un dongle bluetooth su porta usb (10 Euro), e con questo set qualsiasi computer funziona. Volendo possiamo aggiungere all'occorrenza un apposito supporto in plexiglas per il telecomando (20 Euro) da avvitare a un treppiedi (5 Euro), e se non sivuole cambiare continuamente le batterie del telecomando un pacco batterie ricaricabili via usb (10 Euro).

PI: Quali sono invece i costi del software?
FF: Il software, essendo libero, non ha costi di licenza. Aggiungo che farsi una penna da soli è piuttosto semplice: basta 1 batteria stilo, un interruttore microswitch e un emettitore led a 940nm, cose che con 3-4 Euro si comprano. Già tre del nostro gruppo sono riusciti nell'impresa, facendo 3 penne differenti tra loro e funzionanti.

PI: Qual è il software disponibile e quali sono i sistemi operativi compatibili?
FF: Il software di supporto necessario alla traduzione dei clic sullo schermo, come molti software liberi, è disponibile in Rete in varie versioni e per tutti i sistemi operativi desktop (Windows, Mac e GNU/Linux). Uno dei più diffusi e sviluppati si chiama python-whiteboard, e ad esempio è disponibile nativamente per Debian e Ubuntu. Questo permette il collegamento con il telecomando e la calibrazione dello schermo, da qui in poi si può operare.

PI: Wiild è compatibile con altri software?
FF: Ci sono altri software interessanti da farci funzionare assieme, sempre facilmente reperibili in Rete, come tutti quelli del pacchetto Educational di GNU/Linux, una tastiera virtuale cliccabile a schermo, e il più interessante: Ardesia, sviluppato tra l'altro da un bravo programmatore italiano. Quest'ultimo permette di scrivere in primo piano sullo schermo usando la penna come un gessetto, e tra l'altro dà modo di salvare in PDF e addirittura registrare quello che si sta facendo con VLC. Vale la pena ricordare che è tutto software libero, aperto e senza costi di licenza. Tra l'altro c'è una comunità dietro, una mailing list che risponde prontamente con competenza per qualsiasi problema.

PI: Quanto tempo richiede l'installazione e la calibratura?
FF: Il tempo di accendere il proiettore, poi il computer, e nel frattempo che il sistema carica si installa il telecomando a 30 gradi a sinistra del proiettore (angolo tra i due segmenti proiettore-lavagna-Wiimote, che va puntato al centro dello schermo) se il relatore è destrorso, 30 gradi a destra se è mancino. Poi si attiva il Bluetooth, si accende il programma di calibrazione, si premono i tasti 1 e 2 del telecomando, e dopo 30 secondi si presenta lo schermo di calibrazione. A questo punto si deve solo "cliccare" la penna nei cerchietti ai 4 lati dello schermo, in sequenza.

PI: È un sistema alla portata anche di un docente magari non proprio avvezzo all'utilizzo della tecnologia?
FF: L'istallazione è la parte più lunga ma basta un poco di pratica, magari due prove assieme a qualcuno che c'è riuscito, seguire le 2-3 regole suddette e tutto funziona. Un appassionato di informatica ci riesce al massimo al secondo tentativo. Alle nostre dimostrazioni, poi, diamo sempre modo di provare la penna a chi non l'ha mai sperimentata: dopo un minuto di incertezza perché la penna va messa obliqua, si divertono a usarla. Probabilmente si stupiscono quanto ci siamo stupiti noi la prima volta per quanto sia facile.

PI: Ci sono differenze significative Wiild e la LMI?
FF: Didatticamente proprio no, fanno le stesse cose, sono schermi interattivi. Un touch-screen, una tavoletta grafica, non ha bisogno di essere calibrato ogni volta, e non ha batterie nel telecomando, ma ciò non giustifica certo la sproporzione di costo. Tra l'altro mi risulta che mentre nella Wiild la scelta di software sia praticamente senza limiti (tutto quello reperibile sotto GNU/Linux) ciò non è altrettanto vero per la LMI, che ha un set di programmi limitato per il suo buon funzionamento.

PI: Come si possono creare le lezioni interattive per la Wiild?
FF: Le lezioni si possono preparare con OpenOffice.org ad esempio, esattamente come si preparano i lucidi per una presentazione, oppure come detto usare programmi educativi. I siti di riferimento sono wiild.it per il progetto in sé, e dossierscuola.it per trovare una guida all'introduzione del software libero a scuola, che comprende indicazioni su molti ottimi programmi da utilizzare.

PI: Perché si dovrebbe preferire Wiild a una LMI?
FF: Pariamo dal motivo più evidente, le ridotte finanze scolastiche: il costo molto più basso. Con una LMI si acquistano 5 o 6 Wiild, e dove non ci sono soldi per comprare nemmeno una LMI ci possono essere alcune Wiild. Tra l'altro, volendo nulla vieta di far girare il proiettore tra le classi, ormai sono attrezzi portatili. Inoltre, con la Wiild si acquistano degli strumenti utili per altri scopi (il proiettore), e basta poco tempo e nessuna spesa per avere un sistema sempre aggiornato agli ultimi programmi disponibili. Quello che costa è l'hardware, che dura nel tempo ed è perfettamente scindibile dal software.

PI: Non c'è solo l'aspetto economico da considerare.
FF: Motivi pratici: quello che gira nel sistema Wiild può funzionare in qualsiasi computer che è a casa, quindi gli studenti sono liberi di usare il materiale didattico come vogliono. Motivi di affidabilità: se si guasta una LMI quanto costa accomodarla e chi la ripara? Una Wiild fatta da soli è sempre sotto controllo. Motivi di libertà: non ci saranno mai imposti degli standard chiusi, per cui una LMI può non funzionare col materiale di un'altra LMI, mentre tutti i PC del mondo possono funzionare con quelli che usano le Wiild. Infine, motivi etici: il software libero nella scuola, per il suo alto valore di educazione alla legalità e alla condivisione del sapere e della cultura.

PI: Dopo averla sperimentata, potresti affermare che consente a un docente di svolgere il proprio lavoro come se si trovasse davanti a una lavagna di tipo tradizionale (quella con il pennarello o con il gesso)?
FF: In realtà la Lavagna Digitale è un passo in avanti rispetto ai gessetti, e questo non sono io a dirlo ma insegnanti cui è stato presentato il progetto.
L'idea di lavorare interattivamente col computer di fronte a una classe, di coniugare le presentazioni digitali con l'interazione e la libertà di una lavagna tradizionale, accende l'entusiasmo.

PI: Occorre la motivazione dell'insegnate a effettuare questo cambio di strumenti.
FF: Certo, l'insegnante deve essere preparato al salto digitale, deve potersi immaginare cosa fare di più e meglio con un computer alle spalle. È quasi inutile usarla per scrivere elettronicamente ma come su una lavagna di ardesia: ma se si usano dei programmi educativi, o presentazioni, la cosa cambia. Cambia il modo di fare lezione, è un grande e affascinante rinnovamento, specie per gli studenti più piccoli. Anche il solo fatto di poter proiettare un libro elettronico, e leggerlo, commentarlo, sottolinearlo, correggerlo, prenderci appunti sopra, può essere interessante.

a cura di Patrizia Bisaccia
fonte:Punto Informatico. La pubblicazione su questo blog è a cura dell'autrice.

Come nasce un libro Open Source?

Siamo abituati, quando parliamo di OpenSource, a pensare al software, così come quando parliamo di CC pensiamo alla licenza libera con la quale si condividono legalmente e si preservano le opere intellettuali che di solito troviamo su Internet. Non penseremmo mai di associare entrambe le cose a un libro e per di più, oltre che in formato elettronico, anche in quello cartaceo. Invece è successo, esiste un libro di testo di matematica open source e rilasciato con licenza CC.

L'idea di realizzare tutto ciò è venuta al professor Antonio Bernardo, docente di matematica presso il Liceo Scientifico "Banzi" di Lecce, autore di numerose pubblicazioni nonché fondatore nel 2000 del sito matematicamente.it nato per "cercare strategie per coinvolgere i ragazzi, per avere un feedback dagli studenti, con giochi e curiosità ma anche fornendo una visione ampia della materia", come lo stesso fondatore dichiara in un'intervista. Il sito ha avuto subito molto successo, ma il successo riscosso non era completo per il docente e matematico: da qui il volersi cimentare in una nuova impresa, innovativa e senza dubbio unica nel panorama italiano (analoghe iniziative sono in corso negli USA).

È così venuto alla luce un libro di testo, dal titolo "Matematica C3" dove una C rappresenta Collaborative, una Creative e l'altra Commons, pensato per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Sfongliandolo lo si trova semplice, chiaro, ben strutturato: probabilmente risulterà gradito persino agli studenti che si troveranno da usarlo, tanto più che è dotato di una caratteristica molto differente rispetto agli altri libri che possiedono. Il testo è integrabile da chiunque ne abbia le conoscenze, un testo da rendere sempre migliore e che di conseguenza non ha prezzo (in tutti i sensi).
Il professor Bernardo ha accetto di rispondere ad alcune domande sul progetto e sul libro.
So che lei ha alle spalle diverse esperienze editoriali: come è nata l'idea di questo testo così diverso da quanto siamo abituati a vedere?
Quando si scrive un libro di testo, specie se a più mani, e si fa pubblicare da una casa editrice i costi sono elevati e i guadagni per gli autori sono irrisori. Diventa poi anche più complesso aggiornare l'opera in quanto il libro "appartiene" all'editore. Guardando il libro di testo sia con gli occhi dell'insegnante che lo usa, sia dell'autore che lo scrive, mi son reso conto di un fatto banale ed elementare: chi scrive i manuali scolastici sono gli insegnanti, chi li usa sono sempre gli insegnanti e gli studenti, chi sfrutta economicamente questo meccanismo sono invece operatori esterni alla scuola. Rappresentanti, librerie, editori.
È possibile cambiare questo percorso?
Oggi ci sono gli strumenti, sia quelli elettronici, sia il sistema della stampa on demand, che permettono di "circuitare" direttamente gli insegnanti/autori con gli insegnanti/studenti fruitori, lasciando all'esterno il mondo dello sfruttamento economico dell'opera e per questo motivo mi sono deciso a intraprendere questa strada e diventare editore io stesso.
Quanto tempo ha richiesto la sua realizzazione?
Da un po' di tempo avevo questa idea ma avevo paura a partire, più per gli aspetti legali che per quelli organizzativi, immaginavo che sarei andato allo scontro con interessi economici piuttosto forti, e sarei andato a scontrarmi anche con aspetti burocratici per niente banali. Poi, una volta preso il coraggio di partire ho potuto constatare che molti docenti hanno apprezzato l'idea e si sono dimostrati entusiasti di collaborare: una volta messa in moto la "macchina organizzativa" poi non si torna più indietro. Dalla fase iniziale di progettazione, di definizione di una linea comune, alla prima stesura del primo volume sono passati un paio d'anni.
Due anni sono bastati a completare tutto il percorso?
Il progetto è ancora all'inizio perché speriamo di completare i volumi per tutti e cinque gli anni della scuola superiore, tuttavia essere riusciti a portare a completamente il primo volume è stato un grande risultato. Essere riusciti a chiudere il ciclo di produzione del primo volume significa che il progetto è realizzabile.
La scelta della CC è stata sua? Se sì, perché?
Ho scelto la CC più aperta per dare la possibilità a tutti di personalizzare il testo e condividerlo. L'insegnante che adotta e utilizza questo libro ha modo di modificare o suggerire modifiche in base alla scuola in cui insegna, al proprio modo di lavorare e alle esigenze dei suoi studenti. Il libro quindi può essere non solo liberamente condiviso ma anche personalizzato.
Ho notato che sul testo stampato non c'è il bollino SIAE...
Prevedendo complicazioni burocratiche mi sono proposto come editore del libro e gli ho assegnato un codice ISBN in modo che potesse essere inserito con facilità tra i libri di testo adottati, anche per questo ha una sua versione cartacea. Per i libri il bollino SIAE serve a garantire l'autore e a certificare il numero di copie vendute, in modo che l'editore gli corrisponda il dovuto secondo contratto. Per questo libro non ci sono diritti da pagare né agli autori né all'editore, pertanto non ha senso tenere un conteggio esatto delle copie vendute né ha senso certificare l'originalità del libro, poiché come accade con la licenza Creative Commons non ci sono copie originali e copie contraffatte: tutte le copie, anche quelle stampate in casa o fotocopiate, sono legittime.
Cosa si aspetta da questo libro sempre in continua evoluzione e modificabile da chiunque ne abbia le competenze?
Che diventi uno standard di riferimento per gli insegnanti di matematica e viva di vita propria indipendentemente dalle persone che in questo momento sono gli autori, un po' come per i software Open Source. Quello che vorrei si realizzasse è che questo manuale non appartiene a nessuno in particolare ma allo stesso tempo è di tutti.
Ha avuto molte adesioni da persone che volevano farne parte?
Adesioni tantissime e tuttora ce ne sono, ma a questo punto del lavoro ho notato che chi vuole interagire fa fatica a mettersi al passo e la cosa più complicata, sono certo, sarà soppiantare chi andrà via. Per la mia esperienza sulla gestione di community bisogna creare le condizioni affinché le persone entrino ed escano dal progetto secondo le loro spontanee esigenze e desideri, ma facendo in modo che il progetto continui a vivere, a migliorarsi, ad ampliarsi o più semplicemente ad evolvere con le esigenze, in questo caso, della scuola.
Da quello che ho visto, guardando il libro devo dire che è molto ben fatto. Come hanno fatto, persone che vivono in città diverse, hanno esperienze e modi di lavorare diversi, a raccordare il loro lavoro?
In effetti, le persone del gruppo promotore, coloro che hanno fatto proprio il progetto condividendo aspettative e risultati, non si si sono mai incontrate fisicamente, ma devo dire che non è stato un handicap: Internet, e gli strumenti che offre, fa sì che ci si possa confrontare anche in tempo reale. Periodicamente infatti teniamo delle chat di redazione per raccordare il lavoro, ma ognuno lavora per conto proprio e condivide il lavoro prodotto.
Cosa le fa ritenere che un libro scritto da un gruppo che possiamo definire di appassionati, non scrittori professionisti, possa essere ugualmente efficace?
So per esperienza che un libro di testo scritto da professionisti che non siano docenti o anche studenti (perché no?) risulta poco efficace perché bisogna avere esperienza nel settore specifico del quale si vogliono affrontare le tematiche, e anche il giusto linguaggio perché un libro di testo possa davvero definirsi tale. Tengo a precisare che sarebbe più corretto definirlo manuale, poiché è pensato non tanto per la teoria, quella è materia per il docente, quanto per fornire un'ampia scelta di esercizi che sono più complessi da preparare. Una delle indicazioni principali per chi scrive il testo è quello di raccontare la matematica allo stesso modo in cui la racconta in classe di fronte agli studenti. Il libro quindi non è rivolto a un pubblico di studenti immaginari, ma agli studenti che siamo abituati ad avere in classe.
PI: Se altri volessero darle una mano, come dovrebbero fare? Di quali strumenti avrebbero bisogno per farlo? In pratica che tipo di aiuto più vi serve?
AB: Ci sono diversi livelli di collaborazione. Un piccolo gruppo di autori che scrivono una prima stesura della teoria con qualche esempio e qualche esercizio. C'è poi chi rivede ed integra il testo. Ma soprattutto ci occorre chi poi scrive gli esercizi, chi è in grado di svolgerli e verificarne il risultato preferibilmente usando i software di calcolo simbolico. In realtà quindi serve molto lavoro di chi legge e corregge il testo, di chi lo integra con esercizi meglio se originali, con qualche idea nuova, di chi trova gli errori nel testo degli esercizi o nel risultato. Per questo tipo di lavoro gli studenti sono più adatti degli insegnanti.
Cos'altro?
Poi ovviamente serve qualcuno con competenze specifiche per spostare i contenuti e le immagini da un software a un altro, qualcuno che migliori le figure e qualcuno che dia un aiuto sotto l'aspetto "estetico", si sa che noi matematici non siamo molto bravi in questo.
PI:La sua è sicuramente una pietra miliare nel campo dell'editoria e nella scuola: pensa che aprirà la strada a un nuovo modo di fare cultura?
AB: Ovviamente saranno i risultati dati dalla verifica in aula a dire quale sia veramente il valore di questo progetto. Le idee di partenza sono buone, ma la vera sfida è poi combattere sul campo per risolvere man mano tutte le problematiche che si presentano. Sarebbe una sfida "culturale" più ampia se si riuscisse a diffondere l'idea di una scuola più democratica, più libera, dove ognuno può attingere almeno alle risorse di base, in questo caso un manuale di matematica, in modo gratuito, senza segreti per nessuno: un libro che si sa in partenza che è condiviso da un buon numero di docenti di tutta Italia che insegnano in differenti tipi di scuola, cosa quest'ultima non facile da realizzare nemmeno per una grande casa editrice.
Pensa che altri, di altre discipline, seguiranno la sua strada?
Io spero di sì, e poi lo stesso Ministero dell'Istruzione sembra orientato a privilegiare i libri elettronici, quelli scaricabili da Internet, spero che si vada sempre di più in questa direzione. Tuttavia ritengo sia molto più facile realizzare a più mani, quindi collaborativamente, un testo scientifico che non ad esempio uno di letteratura o storia, dove l'impronta dell'autore è più importante. Probabilmente, invece, per testi antologici di brani di classici come se ne vedono tanti su Internet, la cosa dovrebbe essere molto più semplice. Si potrebbero ad esempio raccogliere un po' di questi brani e farne un manuale scolastico. Speriamo che quando si diffonderà il nostro manuale anche altri colleghi di altre discipline si rendano conto che è un progetto fattibile.
Sa se ci sono state scuole che hanno adottato il testo?
Al momento sono sei ma ricevo richieste ancora oggi, qualche scuola si è lasciata la possibilità di adottare il nuovo libro a settembre. In ogni caso bisognerà aspettare almeno un paio d'anni affinché il libro si diffonda.
Se una casa editrice le proponesse la pubblicazione (con tutto ciò che questo comporta) accetterebbe?
Ho scelto di essere editore proprio per evitare di rivolgermi ad una casa editrice, e quindi direi proprio di no. In ogni caso il libro non è solo mio ma di tutti quelli che vi partecipano, e ciascuno mi ha rilasciato una liberatoria sulle condizioni di utilizzo dei materiali prodotti. Il libro è nato con licenza Creative Commons e tale resterà.
Non crede che in parallelo al suo libro dovrebbe essere portata avanti la conoscenza e la diffusione del software libero?
Lavorando con persone che in molti casi non hanno una preparazione informatica ho preferito lasciare libera scelta agli autori sugli strumenti da usare, in quanto ritengo che le persone non possono essere obbligate a studiare un software che useranno occasionalmente. Il prodotto finale è rilasciato in due versioni, quella PDF pronta per la stampa, e quella in OpenOffice che è stato scelto dopo aver valutato diversi software liberi perché ha un buon editor per le formule matematiche. La versione in Openoffice può essere modificata a piacimento da chi il libro lo deve usare.
Non sarebbe più corretto realizzare lo stesso libro con strumenti liberi?
In generale io vedo il software come una cosa di cui uno non si deve accorgere: noi lavoriamo sui contenuti, il software deve essere trasparente, invisibile. In ogni caso, scinderei il problema della diffusione del software libero dalla creazione di manuali scolastici come il nostro.

Tutti coloro fossero interessati o curiosi possono avere informazioni sul manuale o scaricarlo da qui. Il testo sarà presentato alla Convention delle associazione italiane per il software libero che si terrà a Puntone Scarlino (GR), Baia dei Gabbiani, i giorni 10, 11 e 12 settembre prossimi.

a cura di Patrizia Bisaccia

fonte:Punto Informatico. La pubblicazione su questo blog è a cura dell'autrice.

Aggiornamenti

E' molto tempo che non scrivo, forse troppo, ma capitano cose che stravolgono la vita e non lasciano spazio ad altro. Bisogna però scuotersi e quindi eccomi ancora qui ad aggiornare i frequentatori del mio salotto.
Qualche mese fa, avevo parlato del libro open source, ma una sera a una cena del Grolug, ho avuto modo di sfogliarlo e vedere che bel libro fosse. Avevo tante domande, curiosità da appagare e così mi sono messa in contatto con il suo ideatore e gli ho proposto un'intervista. Ho trovato Antonio Bernardo molto disponibile e nel momento in cui l'ho intervistato ho sentito non solo l'entusiasmo di chi stava proponendo una cosa innovativa e un senso pratico che solo un matematico può avere ma anche una sincerità nel rispondere alle domande che gli ponevo che mi hanno confermato quanto valido fosse il progetto che sta portando avanti.
Poi è stata la volta del Linux day e anche lì la mia curiosità è stata stuzzicata dalla wiild e proprio in questi giorni ho concluso e pubblicato una nuova intervista al presidente del Grolug che per l'appunto la wiild l'ha presentata.
Posso affermare che per una persona curiosa niente dà più soddisfazione che intervistare le persone che stimolano curiosità e che, con le loro risposte, possono colmare la sete di sapere.
Avevo pensato di non pubblicare qui le mie interviste perchè in effetti non mi appartengono più dal momento che ne ho ceduto i diritti ma nulla mi vieta di farlo se cito la fonte e posso dar modo ai miei lettori di leggerle anche qui.
Buona lettura a tutti.